Di ritorno dall'ultimo atto del "Tour Series" in quel di Manchester, la prima corsa su strada vista dal vivo dal 2009, le emozioni e le sensazioni "a ruote ferme".
"Io non so se sono io che sto bene o se sono io che sto male, ma non voglio andare in questo argomento..." cit.
Esordiva così un portoghese tornato recentemente di moda sul suolo italico in quella che è tuttora la migliore conferenza stampa di sempre, io invece su un certo argomento a me caro voglio andarci, altro che...
Riavvolgiamo il nastro e torniamo all'estate 2009, un sabato mattina, squilla il cellulare, mi chiama una persona che in quel periodo era molto vicina ad atlete, dirigenti ecc e mi chiede se mi va di far quattro passi in montagna, mi dice che "dobbiamo parlare" al che io... "OK, PARLIAMONE...". La meta è dalle parti del Ghisallo, arriviamo, tempo 10 minuti di cammino e mi chiede "tu cosa faresti ?", la mia risposta ? "Non si può più pensare di arrivare, gonfiare le gomme, correre, andarsene E BASTA. Serve altro, serve provare a portare a correre le ragazze in città di tanto in tanto, serve una cornice adeguata, serve un contorno che a oggi non c'è, che non invoglia il pubblico ad andare a vedere le corse, l'ambiente non è accogliente, non viene fatta la benchè minima promozione, non esiste nessuna segnaletica che faccia capire che nei paraggi c'è una gara, arrivi e c'è il deserto, eventi collaterali manco a parlarne, nessuna zona hospitality dove poter mangiare qualcosa con un minimo di comodità e un occhio alla gara. Un dj che metta un po' di musica "buona" ? Manco per l'anima, siamo tradizionalisti, queste cose lasciamole fare agli americani (poi ci si torna). Possibilità di acquistare del merchandising (maglie, completi da gara ecc ? Non scherziamo suvvia... "Meet and greet" con le atlete ? Sarebbe bello, basterebbe un pezzo di moquette rossa, un nastro canalizzatore, una atleta per squadra che firma le cartoline da distribuire ai fans..." Vengo bloccato "se po' minga fa, tel sè sa custa fa i cartulin ? Se po' no", traduco per i non lombardi:"non si può fare, costa troppo, lo sai cosa costa fare le cartoline ?". Ogni mia proposta veniva inesorabilmente bloccata a suon di "costa troppo".
Nel frattempo negli Stati Uniti d'America...
Photo ©: Garrett Lau
Eravamo (quasi) a fine stagione 2009 eppure io da anni avevo capito che non bastava, agli albori di internet guardavo oltroceano, cercavo e trovavo informazioni e video su corse come lo "Hewlett Packard Tour" o il San Francisco Grand Prix che aveva portato sulle strade della "bay area" qualcosa come 1.000.000 (UN MILIONE) di spettatori. Un milione, per una corsa femminile... Sò tanti.
Dice "eh ma in America hanno i soldi", ok è vero ma... Domanda: organizzeresti il Gran Premio d'Italia a Monza in una cornice storica e affascinante, oppure faresti correre i vari Norris, Sainz e compagnia a Binetto, a Misano Adriatico, a Magione o a Varano de' Melegari ? Posto che la F.I.A: ti riderebbe in faccia se proponessi una alternativa a Monza, tu che leggi lo faresti ? Magari senza sganciare una lira ? In un tono che più dimesso non potrebbe essere ? Se tu che leggi fossi un organizzatore italiano, la risposta sarebbe "si senz'altro", se fossi una persona con del sale in zucca probabilmente risponderesti "meglio una gara in più all'estero bene organizzata che una boiata fatta tanto per fare in Italia"
In Italia si è sempre ragionato così, "abbiamo la Ziliute e la Zabirova (probabilmente le due più forti da metà anni '90 ai primi anni 2000), abbiamo la Pucinskaite, abbiamo la Boubnenkova, abbiamo la Schleicher, la Luperini, la Brandli... Sai che ci frega a noi... Siamo i migliori". Lo ripeto, in Italia si è sempre ragionato in questi termini, ogni proposta per aumentare il bacino d'utenza del ciclismo femminile veniva inesorabilmente bocciata, se osavi muovere delle critiche o evidenziare delle criticità venivi bollato come "indesiderato" o "ospite non gradito" da quei presunti "media internet" nostrani che la Bellutti l'avevano vista correre solo in televisione forse e che Roberta Bonanomi o Connie Carpenter "chiiiiiiiiii ?". Il ciclismo femminile di casa nostra, dopo il ritiro di Ziliute e company si avviava a un mesto declino, molte squadre si avviavano alla chiusura o a un forte ridimensionamento degli organici con la scusa dell'investimento sulle giovani, molte corse stavano per sparire dal calendario ma l' "ambiente" non lo sapeva, non se ne rendeva conto, essì... Avevamo le migliori...
Nel frattempo all'estero investivano invece di "mangiarsi fuori i soldi" come certi team managers italiani senza scrupoli, il Regno Unito faceva man bassa di medaglie su pista con Pendleton e compagnia, su strada poteva contare sulla Cooke e su quella che forse era la migliore scalatrice al mondo (Emma Pooley), l'Italia era inconsapevolmente declinante. Dice "eh ma tutte le medaglie vinte dalle ragazze di Salvoldi ?", certo, miracoli, nient'altro che miracoli ottenuti con pochi mezzi, strutture da terzo mondo e quelle decenti (una, Montichiari) inutilizzabili. A livello di clubs invece chiedo io ? A cosa ha portato la gestione dei nostri managers e l'assenza/presenza di certi media molto bravi con la macchina fotografica ma alquanto restii quando si trattava di portare alla luce certi problemi ? Attendo risposta, il "non ci sono soldi, costa troppo" non è contemplato.
Siamo il paese dei miracoli fatti con niente, ci piace così, poi ci lamentiamo, nel frattempo all'estero ci sorpassano e ci danno 15 anni di svantaggio che non recupereremo mai per la miopia dei tanti "non si può fare, costa troppo" (giova ricordare).
Siete arrivati fin qui ? Voto 9, EROICI !!!
Metti un venerdi sera come tanti, stai scorrendo distrattamente "Facebook" e a un certo punto un post cattura la tua attenzione: "Tour Series 2022 - Manchester", controlli la location e pensi "è a mezz'ora da casa", guardi l'orario e "esco dal lavoro e mi fiondo lì". Vedi perchè è importante la PROMOZIONE ? Come devo spiegarlo ?
Quindi, uscita dal lavoro e via verso Deansgate, "taglione" clamoroso per accorciare la strada e mi ritrovo davanti al parcheggio delle ammiraglie, è chiuso, o pass o non si entra. Lo so, ho sempre criticato certi "imbucati" dal comunicato stampa facile ma anch'io voglio fare l' "imbucato", a modo mio: chiedo al tizio della security se c'è modo di entrare lo stesso, gli faccio presente che ho un blog e una pagina Facebook dedicati al ciclismo femminile... Bingo !!! Mi fa passare, gli prometto di comportarmi bene e di non disturbare, la curiosità di vedere come viene gestito il pre gara è troppo forte, faccio qualche foto alle biciclette e mi guardo in giro, c'è silenzio, i fotografi accreditati fanno il loro lavoro senza risultare invadenti (cosa già vista ai British Championships su pista a Manchester qualche anno fa), la zona dove le atlete si scaldano su rulli e si preparano è rigorosamente delimitata, nessuno osa avvicinarsi, nessuno le ferma mentre si avviano al circuito per dare un'occhiata prima del via, niente siparietti o smargiassate che stancavano nel 2009, figuriamoci adesso...
Il mio personalissimo "walkabout" termina quando mi ritrovo nella zona dell'arrivo dove mi tocca spiegare a un altro tizio della security che dall'altra parte mi han fatto passare e bla bla bla e sorpresa, cosa mai vista in Italia, stands espositivi dei produttori di bici, un area hospitality dove era possibile (dietro pagamanto obviously) mangiare e bere mentre si assisteva alla gara, postazioni tv messe ai quattro angoli del tracciato, un DJ a "pompare" musica, una postazione microfonica degna di tal nome, un palco per le premiazioni piccolo ma funzionale e bello da vedere dove alcune atlete si sono fatte intervistare prima della gara da uno speaker che sapeva di cosa stesse parlando, uno "preparato". Prima penso "ma allora si può fare...", poi mi domando:
1) Perchè mai una elitè italiana che ha proposte dall'estero dovrebbe rifiutare ?
2) Ha senso organizzare le gare open in Italia senza strutture all'altezza ?
3) Come può uno sponsor sentirsi gratificato nel momento in cui le sue atlete corrono in località dimenticate da Dio, dove il ritrovo è spesso situato nei pressi di un campo sportivo dismesso coi cumuli di terra ai lati della strada e dove il massimo dell'intrattenimento è la banda dei bersaglieri (vero Mario Minervino ? ) o, nei casi più disperati, qualche gruppo folcloristico della comunità montana del "tal dei tali" ?
4) Che motivazioni può avere una ragazza che ha dedicato 10-15 anni della sua vita per diventare elitè nel momento in cui viene portata a correre in contesti che andavano bene nel 1983 forse e con un po' di fantasia ?
5) Perchè nessuno ne parla ? Sicuri sicuri che bastino le fotine e uno stringato comunicato stampa per aiutare il movimento ?
Il tempo di pensare che forse è meglio non farsi troppe domande, tanto in Italia non c'è la volontà politica di fare nulla e inizia la gara, il pubblico è partecipe e le ragazze non si fanno pregare, alta velocità, agonismo, anche qualche rischio di troppo in ingresso curva a testimonianza del fatto che tra le altre cose gli è stato insegnato come si sta in bici, la moto a riprendere tutta la gara che vola via in un amen fino alla vittoria della 17enne Emma Jeffers che ha battuto in volata Sammie Stuart e Lucy Harris nello sprint di gruppo.
A fine gara la sensazione è quella di un evento bene organizzato, ben pubblicizzato sui media, dove nulla è stato lasciato al caso, 15 anni fa la federazione ha iniziato a investire pesantemente e adesso si vedono i risultati, in Italia 15 anni fa si pensava ai propri interessi personali tra ripicche, gelosie e miopia, tanto avevamo le migliori... Anche adesso abbiamo le migliori peccato che siano accasate con squadre estere e che all'estero ci vivano, ma insomma, come diceva un portoghese tornato di moda in Italia in questo periodo "sono dettagli".
Un saluto, un ringraziamento e un arrivederci al prossimo articolo.
Alessandro Oriani
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