domenica 21 marzo 2021

Un cantiere sempre aperto.




Premesso che è passato troppo poco tempo per tracciare un giudizio sull'operato del neo presidente della FCI, leggendo il programma non possiamo fare a meno di notare che il ciclismo femminile è ancora (almeno a parole) relegato in un angolo poco prima del paragrafo dedicato al settore amatoriale, si parla solo di supporto alle junior mentre la categoria elitè (almeno nel programma) viene sorprendentemente ignorata, anche gli altri candidati in sede di campagna elettorale non hanno speso molte parole preferendo parlare non di ciclismo femminile ma di "ciclismo", senza capire che proprio per via delle problematiche che attanagliano il movimento, il ciclismo femminile avrebbe meritato un capitolo a parte. Inspiegabile.

Bene il discorso relativo al taglio degli "stipendi" o "rimborsi spese" che dir si voglia, basta leggere il bilancio della FCI 2020 o quello degli anni precedenti per capire che si tratta di una voce che "pesa", tanto. Troppi pseudo volontari che hanno fatto degli incarichi in FCI dei secondi lavori se non dei primi lavori come ha scritto Dagnoni, troppi soldi che sarebbe stato meglio destinare altrove, ma ci arriviamo.

Maglia azzurra e sponsor: servono sponsors "munifici", inutile girarci intorno, la maglia azzurra del ciclismo ( e qui siamo d'accordo con Dagnoni) merita di essere valorizzata, non avrà la stessa visibilità di quella della nazionale di calcio, ma non può essere svenduta per pochi spiccioli. Chi vuole farsi pubblicità sulla pelle degli atleti non a gratis ma quasi può guardare altrove, grazie. Per chiudere questo paragrafo: i soldi delle sponsorizzazioni vanno investiti "meglio", in Italia è difficile far passare questo concetto ma tant'è.

Social media e comunicazione: nel programma si legge che i socials sono uno strumento da non sottovalutare, vorremmo far notare che ne parlavamo già 10 anni fa su questa stessa piattaforma e che purtroppo non è cambiato niente perchè anche cliccando a più non posso pagine dedicate al ciclismo su facebook, difficilmente l'algoritmo propone la promozione degli eventi a due ruote sul territorio, servono social managers che sappiano il fatto loro e web designers all'altezza della situazione, basta andare sul sito della federciclo inglese per rendersi conto che in materia di comunicazione siamo fermi al 2000, anno più anno meno.

Attività sportiva: anche qui si parla prevalentemente di ciclismo maschile con riferimento ai professionisti "Continental". Le donne ? Ignorate.

Serve un cambio di mentalità, serve una riorganizzazione del settore giovanile, da anni, anzi, da sempre, una ragazza approda alla categoria junior e ha non 4 anni per dimostrare di valere il "passaggio" nella categoria superiore ma solo 2 durante i quali deve deve vincere, (se stravince è pure meglio) col rischio di "bruciarsi" prima ancora di avere iniziato a fare sul serio. Chi scrive ha visto tante corse delle categorie junior (ma anche esordienti e allieve), ragazze che da junior andavano bene, che si piazzavano, che vincevano talvolta che poi si sono perse. Serve (e lo ripetiamo da anni) una categoria "cuscinetto" tra le junior e le elitè, l'ansia da risultato già da junior può portare (fattore non trascurabile) alla ricerca di qualche aiutino extra per non perdere il treno buono. Su questo punto la FCI (ma anche l'UCI) è silente.

Settore pista: siamo aggrappati a Montichiari e dobbiamo solo sperare che la struttura funzioni a dovere, purtroppo, vista la situazione attuale è anche solo pensare di poter costruire nuovi impianti, le cose andavano fatte prima sull'esempio di altre nazioni (Australia, Regno Unito, Nuova Zelanda, Germania ma non solo), le risorse andavano impiegate meglio. Guardiamo il bilancio FCI del 2020, alla voce spese del personale leggiamo un bel 4.000.000 di euro abbondanti e parliamo di una federazione che come ha scritto anche Dagnoni sul suo programma si è sempre retta sul volontariato... Se i soldi fossero stati impiegati meglio, se la FCI avesse avuto sponsor di livello, forse a quest'ora il velodromo Vigorelli di Milano avrebbe una copertura integrale a un prezzo inferiore ai 50 milioni di euro preventivati per riqualificarlo con una pista da 250 metri, campi da basket, da volley, sky boxes ecc, forse, almeno nel nord Italia, avremmo un impianto coperto facilmente raggiungibile ben servito dai mezzi pubblici, con una pista che non può essere usata per mondiali e Olimpiadi ma è omologata per tutte le altre manifestazioni, 6 giorni incluse

Sicurezza in gara: serve una cosa sola, una commissione tecnica che vada a vedere i percorsi e che dica a chiare lettere se si può correre o no e questo vale in primis per le categorie giovanili e per le donne che spesso si trovano a dover gareggiare in situazioni "limite". Nel programma si parla di altro: incontri tra i rappresentanti delle scorte tecniche  e delle motostaffette e istituzione di un albo per i direttori di corsa, non basta.

Settore studi: sosteniamo da anni l'importanza di avere ds laureati ISEF, utopia in un ambiente autoreferenziale dove vanno avanti figli e parenti di ds che spesso e volentieri hanno avuto a che fare col doping e lo hanno tramandato manco fosse un patrimonio da conservare. Si pretende la massima professionalità da parte delle atlete, noi la pretendiamo da parte di coloro i/le quali hanno il compito di gestirle sui campi di gara, in allenamento e in off season.

Lotta al doping: non se ne parla nella maniera più assoluta, chi scrive ritiene che invece andrebbe intensificata sopratutto nelle categorie giovanili per prevenire certe "esasperazioni", ne abbiamo parlato nel paragrafo dedicato all'attività sportiva.

Eventi: vanno organizzati meglio, la mentalità da corsa di paese che stoicamente resiste in Italia va abbandonata, non si può più pensare di arrivare, gonfiare le gomme, correre e andare a casa. Servono eventi collaterali, servono stands dove poter acquistare le maglie che le ragazze usano in gara, dove poter acquistare materiale tecnico per la bicicletta, sessioni di autografi e foto con le atlete organizzate come Dio comanda, serve avvicinare il pubblico alle gare, più spettatori, più sponsors, più risorse da investire per "vendere" meglio il ciclismo femminile, Covid permettendo e sempre che a Federazione e team managers la cosa interessi almeno un po'.

Conclusioni: Dagnoni è all'inizio del suo mandato e va lasciato lavorare, il tempo ci dirà se avrà operato bene oppure no, da parte nostra ribadiamo che non avrebbe fatto male una maggiore attenzione al ciclismo femminile dal momento che è quello che da anni porta le medaglie e salva la baracca.