mercoledì 20 aprile 2022

Elitè/Open in Italia: quale futuro ?


Disclaimer: questo post è scritto in prima persona singolare e non riflette (non del tutto perlomeno) la linea editoriale del blog.

Sulla rete, nei siti internet specializzati è divampato il dibattito ehm... stavo scherzando... Dunque, nei giorni scorsi s'è parlato della situazione del ciclismo femminile d'elitè in Italia, quello lontano dalle luci dei riflettori del World Tour, alla luce dei pareri senz'altro più autorevoli del mio, molto umilemente mi domando se in Italia abbia un senso avere una categoria elitè non World Tour dove il campo partenti è raffazzonato alla bell'e meglio tirando dentro le under 23 per rimpolpare i ranghi, anzi, non me lo domando perchè ho già la risposta: no. Non serve alle elitè che hanno vita facile nei confronti delle atlete più giovani che inevitabilmente perdono le motivazioni e non serve al movimento che vede disperse un sacco di energie (leggi SOLDI) per un qualcosa che ha visibilità e crescita zero, non serve alle elitè "non World Tour" che hanno già dimostrato quello che potevano non potevano dare.
La categoria elitè al di fuori del World Tour non serve a niente, non in Italia. Vogliamo salvare la "base" ? Facciamo in modo che le under 23 abbiano il loro calendario e dei percorsi "dedicati", le junior corrano con le junior, le under con le under, esattamente come gli uomini. Quante volte vi è capitato di vedere i professionisti correre con gli under 23 ? Poche, pochissime, il più delle volte è capitato che qualche under corresse come "stagista" tra i pro e nulla più. 
Quindi ? Quindi la "provocazione": aboliamo le elitè NON World Tour, non serve a niente tenere in piedi un movimento (a livello nazionale) che non è in grado di competere contro le squadre più ricche, sarebbe meglio destinare energie e SOLDI alle categorie under 23 e junior e avere una/due squadre World Tour italiane unendo le forze (soldi) e ingaggiando solo le più meritevoli. 
Sport spietato il ciclismo, arrivi a un certo punto della tua carriera e inevitabilmente ti domandi se è il caso di andare avanti oppure no e se non sei tu come atleta a capire se ci sono i presupposti per continuare o meno, ci devono pensare i ds come è sempre stato: "ragazzo, hai la testa bionda, vai a fare il modello, il ciclismo non fa per te" cit.
E invece ? Invece abbiamo squadre (alcune anche gloriose anni fa) che schierano atlete che non hanno mai brillato nelle categorie inferiori e che molto probabilmente non avranno un futuro radioso tra le elitè, squadre che comunque fanno i salti mortali per far quadrare il bilancio e andare avanti per cosa ? Non si sa.
Lo ripeto: si chiama categoria "ELITÈ" e come tale deve essere il meglio, chi non è in grado va a fare altro, il "tanto e tutto per tutte" non deve esistere più, ne abbiamo viste tante trattate come delle "stelline" del movimento da certi media (WEB) senza che ne avessero i titoli, ragazze che non erano delle vincenti, non erano delle piazzate, non erano delle gregarie, che erano li' a far numero all'insegna dello "speriamo di finirla bene 'sta corsa". Nomi ? Basta scorrere gli ordini di arrivo delle gare di una quindicina di anni fa...
Se si vuole equiparare il movimento femminile a quello maschile, lo si sta facendo nel peggiore dei modi. La ricetta ? Zero pressione sulle ragazze da esordienti, allieve e junior, tanto la selezione è naturale, "passano" under solo le più meritevoli (come nel ciclismo maschile), passano elitè solo quelle che hanno totalizzato "X" punti attraverso vittorie e/o piazzamenti. Meglio avere una moltitudine di squadre elitè "nazionali" che comunque  costano e che non potranno mai dire la loro al di fuori dei patrii confini o averne anche solo un paio World Tour (e sarebbe già tanta roba) con atlete giovani, di talento e futuribili ? Chiedo per un amico.
Torniamo quindi al primo paragrafo (e dai...): ha senso avere delle under che partono ogni volta battute contro delle "elitè ma solo sul tesserino" ? Certo che no; "si demoralizzano e poi smettono" cit. come accade da sempre, solo che la tendenza adesso è accentuata perchè la prospettiva, ammesso che arrivino con le motivazioni intatte a 21/22 anni, qual'è ? Andare a rimpolpare i ranghi di una squadra elitè "minore" ? A una certa età il ciclismo non è e non può più essere solo un passatempo e sai cosa succede nel momento in cui una ragazza si accorge che le strutture in Italia non sono in grado di garantirgli una crescita e la possibilità di lottare per i grossi traguardi ? Succede che la ragazza smette. Ma non dirmi...
Dice: quindi tu sei per il "risultatismo" ad ogni costo ? Io dico che a un certo punto di sola passione non si va avanti e che il movimento elitè (femminile) italiano rischia di fare la fine di quello "professional" o "continental" maschile  dove ci si arrabatta alla meno peggio, dove i corridori devono portare sponsor da qualche migliaio di euro facendoci la "cresta" per guadagnare qualcosina o correndo a gratis. Crescita zero.
Per la terza/quarta volta (che magari a forza di ripetere...), teams e atlete:  va avanti solo chi ha i titoli, chi non li ha fa altro. Promossi e bocciati.

Alessandro Oriani

domenica 17 aprile 2022

Ma non dimentichiamoci di loro

 


In queste settimane così pregne di soddisfazioni a livello internazionale per il ciclismo rosa di casa nostra, eccoci a fare la parte di quelli che sembrano voler rovinare questo magnifico momento del ciclo-rosa. Non è così. Ma è in questi periodi di grande rilevanza internazionale per le cicliste italiane, vincenti in corse importanti, è importante non dimenticare quel ciclismo ‘casalingo’ che ora rischia di essere un po’ dimenticato, anche comprensibilmente, dalle sfavillanti affermazioni delle nostre rappresentanti in giro per l’Europa.

Ci sono anche loro. Ci riferiamo alle squadre che corrono gare considerate minori, dove vi sono dirigenti-acrobati impegnati in numeri di equilibrismo economico per tenere in piedi la rispettiva baracca. Evviva l’Italia vincente con questa e quell’atleta, ma non si vada a distogliere l’attenzione dal mondo ciclistico ‘interno’ dove sotto al palco premiazioni – vedi; rimorchio aperto di un camion – le scritte recitano “Salumeria da Franco” e “Gelateria da Teresa”. Non facciamo che queste vittorie così esaltanti nel continente facciano calare la sera sul ciclismo rosa di Teresa e Franco.

sabato 16 aprile 2022

Il top siamo sempre noi !!!

 


È una primavera fantastica quella che trova conferma in questa Pasqua per la bici rosa di casa nostra. Con la vittoria di Elisa Longo Borghini nell’Inferno del Nord ci confermiamo ai massimi livelli nelle classiche, ma soprattutto non assistiamo ad una replica di un’atleta sola. Tra Balsamo, Longo Borghini e Cavalli piazziamo tre atlete diverse al primo posto in gare di diverso tipo e senza sembrare arroganti è un ciclismo rosa di marca “Grand’Italia” (ovviamente un rosè se fosse un vino).

Non vogliamo tirarla troppo lunga, preferendo lasciare i dettagli ad altre fonti d’informazione web o giornalistiche. Stiamo all’essenziale scrivendo che Elisa Longo Borghini ha vinto con un’azione da campionessa e siamo ben contenti che Marta Cavalli (una caduta e successivamente una foratura ai – 59) abbia confermato il suo periodo positivo, con un bel carattere nel non lasciarsi sfiduciare dalle due avversità di gara e chiudere con il 5o posto finale. La vittoria dell’Amstel era davvero il famoso bivio? Parrebbe di si e siamo lieti di averlo evidenziato la volta scorsa. Stona la squalifica dell’altra Elisa della Trek, Balsamo, per avere approfittato in maniera un po’ troppo abbondante del traino della... borraccia,per rientrare dopo una sua foratura a 50 chilometri dall’arrivo. Chiediamo; ma nella stessa ammiraglia non potevano evitare di tirare troppo la corda? Beh, intanto gustiamoci questo uovo di Pasqua ciclistico, che come sorpresa ci ha lasciato un altra grande soddisfazione.

A proposito; Buona Pasqua!

domenica 10 aprile 2022

Adesso comandiamo noi !!!

 


L'ultimo tassello per il salto di qualità è finalmente arrivato, Marta Cavalli ha vinto l'Amstel Gold Race ladies con una azione da "all or nothing" sul Cauberg a un chilometro e mezzo dall'arrivo sfruttando un attimo di indecisione nel gruppetto di testa. Una vittoria che potrebbe rappresentare un nuovo capitolo nella carriera di Marta e potrebbe dargli quella convinzione e consapevolezza nei suoi mezzi tali da proiettarla (stabilmente) verso le posizioni di vertice del ciclismo a livello mondiale.

Una vittoria che vale doppio perchè nessuna italiana era mai riuscita a primeggiare sul Cauberg prima di oggi, una vittoria ottenuta davanti a una Van Vleuten attesa sul traguardo come le tempeste sul K2 nella stagione dei monsoni, una Van Vleuten che ha provato a dare la frustata ai -2 dalla conclusione senza riuscirci, brave le sue compagne di fuga a resistere prima dell'assolo di Marta. 

Amstel che parla italiano (anche) con i piazzamenti della Balsamo (ottava) e della Bertizzolo (decima), bene la copertura TV (RAISPORT), pessima quella dei media sul web che preferiscono mettere in home page il campionato di calcio di serie A, relegando "nelle brevi" il successo della Cavalli in una corsa "monumento", sul fronte della comunicazione c'è ancora molto da fare.

Prossimo appuntamento col ciclismo femminile d'elitè il 16 Aprile con la Roubaix ladies, un saluto e un ringraziamento.

domenica 3 aprile 2022

Giro delle Fiandre 2022, il recap.

 


Ripercorriamo brevemente il Fiandre Ladies 2022 che si è concluso dopo la prova maschile su 159 km su un percorso che per gli ultimi 70  ricalcava quello maschile a grandi linee; Kwaremont, Pateberg, Koppenberg i punti chiave.
Giro delle Fiandre che all'inizio ha vissuto su una fuga che ha raggiunto un vantaggio massimo di tre minuti circa e che poi è stata riassorbita, corsa che fino ai 30 km dall'arrivo ha visto le solite scaramucce davanti e le favorite al coperto nel gruppo e che ai -30 è "esplosa" una prima volta con un attacco che ha visto in prima linea tra le altre Confalonieri, Alessio, Sierra, Niewadoma (reduce dal Covid quindi non al meglio) e Bertizzolo; attacco sventato sul vecchio Kwaremont quando A. V. Vleuten ha dato la prima "frustata" che ha  selezionato il gruppo e ha tagliato fuori dalla lotta per la vittoria tra le altre la Balsamo e la Longo Borghini che fino a quel momento era sempre stata tra le prime 10 posizioni del gruppo delle migliori. Van Vleuten che con la Kopecky e la Blaak ha raggiunto le fuggitive, drappello di testa a questo punto formato dalla Reussler e dalla Chapman con Confalonieri, Niewadoma e compagnia riassorbite.
La corsa "esplode" nuovamente e definitivamente sul Pateberg con un'altra "menata" della Van Vleuten; Kopecky sempre a ruota, Resussler e Chapman riprese, scatti e controscatti con la Van Vleuten a chiudere su tutte (le SD Works passive); a 10 km dall'arrivo parte la Blaak, poi ci prova di nuovo la Van Vleuten con la Kopecky francobollata alla sua ruota, Reussler nelle retrovie nel frattempo fa il buco e il terzetto di testa fa il vuoto guidato dalla Blaak che tira per almeno 7-8 km senza chiedere un cambio con la Kopecky sempre in terza ruota che allo sprint vince facilmente di una "macchina" sulla Van Vleuten.

Giro delle Fiandre ladies che vede una belga sul primo gradino del podio dopo ben 12, pubblico come sempre numeroso, entusiasta e appassionato che fa dubitare su quanto a un team (anche italiano) possa convenire fare attività elitè in Italia dove l'appassionato medio preferisce fare km di autostrada per veder passare il Giro d'Italia (roba di pochi secondi) e che quando ha la corsa femminile elitè vicino a casa fa lo spocchioso, un clima che fa capire perchè nel momento in cui arriva una chiamata dall'estero, le nostre atlete si trasferiscono senza pensarci due volte. Prossimo appuntamento col grande ciclismo femminile d'elitè settimana prossima con l'Amstel Gold Race; un saluto e un ringraziamento, ci vediamo al prossimo post.