Agganciare le tacchette ai pedali, allacciare il cinturino del casco, attaccare il numero sopra le tasche della maglietta e via col riempire la borraccia. Bene, con le cicliste ci siamo. E adesso? Adesso toccherebbe a diversi altri attori entrare in scena; stampa, organizzatori, televisioni, web.... E poi? E poi l’appassionato che può esserci.
Eh si gente, ecco il succo di queste righe. Appassionati e appassionate carissimi, chi tra voi potrà esserci sarà presente? O rivedremo quell’Italia ciclistica che per il Giro dei maschietti piglia il giorno di ferie 4 mesi prima e che il Giro femminile manco sa quando inizia e finisce? Quello stivale ciclistico che per i maschietti parte di casa alle sette del mattino, si fa un’ora (stiamo bassi) d’automobile, scarica la bici dall’auto e pedala un’altra ora perché il tornante tal dei tali sarà perfetto per aspettare ore, mentre quando gli chiudono la strada 20 minuti per il passaggio delle ragazze sono sacramenti perché; “Sono in ritardo per il lavoro. Ma passano proprio adesso?..”
Anche il pubblico dal “like” più veloce del west deve – QUANDO PUO’ – fare la sua parte. Come dici? A luglio farà caldo? Certo. Anche quando sei andato sull’Alpe d’Huez per il Tour quel giorno di qualche anno addietro, ricordi? Era un caldo bastardo ma ci sei rimasto lo stesso ad attendere ore cucinandoti il cervello. E la grandinata sul Passo di Tizio e Caio? E il freddo becco sulle Tre Cime per il Giro di Nibali, che sei rientrato a casa che erano quasi le otto di sera?
Le ragazze hanno bisogno di mani che le possano applaudire a bordo strada, voci che le possano sostenere, di una richiesta di foto insieme mezz’ora prima di una partenza. Ognuna di queste cose vale cento “like”. Se davvero adesso da parte della nuova veste organizzativa vi è una forte volontà di far fare un benedetto salto di qualità alla corsa, anche gli appassionati (e appassionate) che ne hanno la possibilità devono fare la loro.
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