Iniziare un pezzo prendendo in aiuto un articolo di altri non fa fare bella figura. Oddio, se è per questo vi sono siti web con articoli che sono dei “copia e incolla” sputati, quindi ne usciamo comunque meglio. Ma se una valutazione sull’argomento delle donne nel ciclismo arriva da una donna che pratica ciclismo, forse per cinque minuti puoi leggere, ragionarci, rileggere un pezzetto, forse anche imparare. Per dare a Cesare quel che è roba sua vi accenniamo un articolo datato settembre 2018 a cura di Pinar Pinzuti:https://www.bikeitalia.it/2018/09/12/il-ciclismo-ha-bisogno-di-piu-donne/. Non andiamo oltre la segnalazione del link perché vogliamo che andiate a leggere direttamente, ma l’argomento che volevamo toccare è proprio quello che riguarda l’attenzione del pubblico femminile verso il ciclismo femminile.
Alla fine tutto ruota intorno a quella benedetta parola magica; “promozione”. In questi mesi è arrivato sugli scaffali il lavoro di Antonella Stelitano “Donne in bicicletta” per la Ediciclo Editore. Un bel libro, ma è un bicchiere d’acqua in una piscina olimpica dariempire. Di signore Stelitano ne servirebbero ancora e ancora.
Non mancano le donne che pedalano, non soltanto come cicliste della domenica. Ma se non esistono degli spazi informativi dedicati, soprattutto presenti con continuità, sarà difficile uscirne aiutando il movimento ciclistico rosa di casa nostra dal punto di vista della visibilità. La storia non aiuta, la mentalità ancora enormemente maschilista ancor meno. Riviste ciclistiche anche affermate in passato riempivano cinque o sei pagine per una nazionale femminile che vinceva un mondiale, ed il doppio per una maschile che faceva magre figure. Non aiuta il fatto che altre riviste che seguivano anche il lato agonistico su strada, sono sparite dagli scaffali nel decennio precedente.
La tivu? Servizi a ridosso degli eventi servono per fare informazione, ma la promozione al movimento è altra cosa. In questo periodo in televisione s’inizia a parlare del Giro maschile. Quello femminile parte quasi un mese prima ma non esiste ancora nulla sul fronte notizie. Noi maschietti, in Italia, arriviamo sempre un minuto dopo per le donne, ma con un mese di anticipo guardando al ciclismo maschile. Scrisse dunque bene Pinar Pinzuti nello spazio web sopracitato. Solo delle penne in rosa (sarebbe meglio dire tastiere del PC in rosa) potrebbero portare più donne a seguire il ciclismo delle donne. Serve molto ma molto più colore rosa; nelle redazioni, nelle dirigenze sportive locali, in quelle nazionali e anche appoggiato sulle transenne nei 50 metri dopo un traguardo. Rompere le palle nel senso buono del termine. Dai ragazze, su!
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