La curiosità era tanta. Ma più che per il lato agonistico (il livello era il più alto possibile), lo era per capire che Tour del ritorno volevano offrire i francesi al pubblico e alle protagoniste. E anche stavolta questi ultimi ci hanno ricordato che a livello organizzativo non si accontentano di fare le cose fatte bene.
Il livello promozionale era già partito in maniera potente l’autunno scorso con la presentazione affiancata della corsa maschile e femminile. Una cosa che forse noi italiani vedremo tra…….si, ok, magari un giorno la vedremo. Sulle strade il pubblico era ben presente probabilmente grazie ad una promozione più tempestiva, le immagini video erano di pari livello alla kermesse maschile, salottino ciclistico pre-tappa, collegamenti moto cronaca in corsa, interviste post-tappa con trasmissione dedicata.
Insomma, quello che da due decenni è il sogno del ciclismo femminile di casa nostra, i francesi l’hanno reso realtà per quello in casa loro. Anche a occhio era visibile la robusta presenza di personale addetto alla sicurezza, moto e altri veicoli al seguito. La storia della corsa numero uno al mondo nel calendario – e qui veniamo al nostro Giro – è stata cancellata in otto giorni. Negli anni in cui Vuelta e Tour non c’erano il Giro sguazzava, la concorrenza non esisteva. Mentre le cicliste si sedevano per terra su di un marciapiede – come raccontato da una nostra vecchia foto che editammo qui alcune settimane fa – a 30 metri di distanza si sventolava la bandiera della corsa numero uno del calendario.
La cosa peggiore per il nostro Giro? Le dichiarazioni delle protagoniste, italiane comprese; entusiastiche per il lato organizzativo, per le tappe proposte, per il seguito del pubblico facendole sentire seguite come mai prima. Un’idea, questa del Tour in rosa, che aveva iniziato a riprender vita diversi anni fa, perfezionata un paio d’anni addietro e che ha rivoltato le forze in campo dopo una sola edizione. Il Giro ha vissuto un periodo di rinomanza grazie all’assenza del Tour, ma ora la strada ripresa in mano dai francesi è chiara. L’aver unito una parte delle forze con la carovana maschile ha messo sul piatto un livello di corsa senza pari. Altro che sedersi su di un marciapiede all’ombra di una siepe, perché nessuno aveva delle stramaledette panche per far sedere qualcuno.
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