lunedì 27 luglio 2020

Cosa va e cosa continua a non andare nel ciclismo femminile e perchè.



Navigando sul web e cercando notizie riguardo al ciclismo femminile può capitare di imbattersi in articoli o podcasts dove (nel 2020) ci si domanda (ancora) cosa va e cosa non va, le tematiche sono più o meno sempre le stesse ovunque si clicchi: calendario, visibilità, professionismo e tocca rimarcare, purtroppo, che a fronte di un maggiore livello di professionalità raggiunto dalle squadre estere, vuoi per una questione di disponibilità finanziaria, di sponsors e quindi di strutture, vuoi per una maggiore serietà, in Italia non è cambiato molto, il che non significa che il ciclismo femminile sia fermo al 1999, sono cambiati molti DS/team managers, è già qualcosa. 
Perchè il movimento "corre" ancora col freno a mano tirato ? Le ragioni sono da ricercarsi, come spesso accade, nel passato: tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000 il ciclismo femminile aveva un enorme potenziale che per motivi di pura convenienza, di gelosie, di ripicche è andato disperso, in Italia avevamo le migliori squadre al mondo (GAS Sport Team e Accadueo-Lorena su tutte), le migliori atlete al mondo e l'elenco sarebbe lunghissimo, ogni gara era un piccolo campionato del mondo, eppure non s'è fatto niente per crescere, nessuna promozione (nemmeno a livello locale), il che ha portato le ragazze a correre in località amene e dimenticate dal Signore nell'indifferenza dei più, sopratutto degli sponsors che non avevano l'intenzione e l'interesse di investire in uno sport seguito da nessuno , pochi tentativi durati poco peraltro di coinvolgere le "ex" in progetti post agonismo, vedi la possibilità di dirigere i teams e di portare in dote (sopratutto alle più giovani) la propria esperienza, "garanzie" a livello economico nulle o quasi che portavano atlete anche di alto livello, anche medagliate ai mondiali o agli "europei" ad abbandonare in giovane età perchè i rimborsi spese erano ridicoli e dopo Marzo - Aprile non venivano più pagati, una "Commissione ciclismo femminile di alto livello" istituita dall'UCI nei primi anni 2000 che non si sa bene cosa abbia combinato e che è stata riportata alla luce poco tempo fa sotto un altro nome... Una sequenza interminabile di errori.
Le colpe ? Una grossa fetta è sicuramente ascrivibile ai ds/team managers che per anni hanno sempre pensato a curare i propri interessi e purtroppo non sono favole per anime belle: capitava spesso che andando alle corse ci fossero atlete ritirate o infortunate e quindi impossibilitate a correre che si venivano a lamentare senza che nulla gli venisse chiesto, capitava che ex dirigenti raccontassero retroscena sconosciuti ai più; un ambiente tutto lustrini, attempati ds con le meshes o i colpi di sole, bici all'ultimo grido e ammiraglie lucide... Specchietti per le allodole e terreno d'elezione preferito di coloro i quali in quel periodo curavano i blogs e i siti internet e che per non inimicarsi gli amici DS raccontavano solo quello che succedeva sul palcoscenico, evitando di raccontare il "backstage". "Per qualche pass in più". semicit.
Ora torniamo per un attimo al discorso relativo alle atlete che smettevano in giovane età, alla base c'erano motivazioni economiche certo, ma non solo, l'UCI ha le sue colpe; domanda: perchè a livello maschile esiste la categoria juniores e quella under 23 e nel ciclismo femminile il più delle volte le junior vengono catapultate tra le elite senza che abbiano ancora terminato lo sviluppo a livello fisico-atletico, senza che abbiano acquisito in toto quel bagaglio di esperienza, la forma mentis (leggi capacità di "conoscere" il loro corpo, di soffrire) che gli permetta di reggere l'impatto con un ciclismo dove le corse sono più lunghe e le medie più alte ? Mi si dirà che anche nel ciclismo maschile capita che ci siano junior che passano direttamente tra i professionisti: quanti sono ? Pochi, alcuni sfondano perchè sono dei fenomeni, altri si perdono. Mi si dirà che a livello femminile le junior corrono spesso con le under 20, vero ma... Domanda: sono corse "formative" ? Non sarebbe meglio istituire una categoria under 23 anche per le donne con chilometraggi leggermente inferiori a quelli delle elitè ma già di un livello tecnico "importante" ? A mio modo di vedere mancava e manca una categoria "cuscinetto" in grado di far crescere atlete alle quali il talento non manca ma che rischiano seriamente di "bruciarsi" al passaggio nella categoria superiore; basta poco alle volte per "perdersi" e chi ha corso lo sa: una caduta, un infortunio, un paio di ritiri, la fiducia e la convinzione vengono meno, finire una corsa ("FINIRE" una corsa, non ho scritto fare i piazzamenti o vincere)  viene visto come un ostacolo quasi insormontabile, si arriva a fine stagione, si smette e ai DS non importa granchè perchè per una giovane promessa che abbandona ci sono un sacco di atlete dall'Ucraina, dalla Russia, dalla Lituania, dall'est Europa in generale da ingaggiare con le solite false promesse che vengono disattese nel giro di pochi mesi: se vanno forte bene, altrimenti vengono rimandate a casa e la "giostra" riparte con altre malcapitate pronte a prendere il loro posto, il più delle volte destinate a fare la stessa fine di quelle  che le hanno precedute perchè troppo giovani, perchè inesperte, perchè il "salto" da junior a elitè è doppio se non triplo.
 Quindi, torno a ripetere, ok le junior a patto che corrano tra di loro, sarebbe meglio avere una categoria under 23 con un calendario "dedicato", percorsi più impegnativi di quelli riservati alle junior/under 20 che permettano alle atlete di maturare e di competere a un livello più alto e se vogliamo anche con maggiori soddisfazioni personali, perchè un conto è correre e vincere/piazzarsi/finire le gare contro delle ragazzine di 16-18 anni, un conto è lottare (ognuna per il proprio obbiettivo) con le proprie pari età, crescere a livello fisico - atletico e iniziare a capire se c'è la "stoffa" o meno. 
Un altro aspetto positivo di una categoria under 23 femminile con un proprio calendario di gare "dedicato" sarebbe che rappresenterebbe una soglia di sbarramento tra coloro le quali hanno i "numeri" e quelle che invece non li hanno, troppo spesso in passato (ora sinceramente non lo so), capitava di vedere ragazze (sempre le stesse) che si staccavano dopo pochissimi chilometri, elitè sulla carta ma non di fatto, ragazze che prendevano il via solo perchè fidanzate coi DS, perchè figlie dello sponsor tal dei tali, perchè portavano uno sponsor da una manciata di euro ecc; a livello elitè è assolutamente inconcepibile, può suonare "spietato" ma tant'è. Si chiama categoria elitè perchè raggruppa o dovrebbe raggruppare il meglio del ciclismo femminile, pertanto non sarebbe nemmeno così sbagliato reintrodurre un sistema di passaggio al "professionimo" (tra virgolette si) basato su un sistema a punteggio dove solo coloro le quali hanno il minimo federale possono "passare" alla categoria superiore, inutile averne 20-30 che passano ogni anno e di queste 20 o 30 solo 3 o 4 a star larghi hanno effettivamente i "numeri"; meno quantità, più qualità a tutto vantaggio del livello tecnico delle gare e della credibilità agli occhi degli sponsors.
Con poco, e concludo, si sarebbe potuto fare molto, purtroppo come ho già detto hanno prevalso gli interessi personali di DS che dopo un passato fallimentare tra i professionisti e gli under 23 hanno proseguito sulla stessa strada anche una volta ricliclatisi sotto l'accogliente ombrello del ciclismo femminile, quei pochi davvero "seri" e capaci hanno smesso, le ex campionesse che tanto avrebbero potuto dare hanno smesso e non le biasimo; con poco si sarebbe potuto fare tanto e invece si è perso del tempo, nel 2020 siamo ancora qui a parlare di "professionismo", di "minimo garantito" che a leggere le cifre pare una presa in giro, di assicurazioni contro incidenti e infortuni, di calendari ridotti all'osso per la miopia di coloro i quali pensano che promuovere l'evento non serva o che "non si può fare, costa troppo" cit. , tutte cose alle quali bisognava pensare almeno 20 anni fa . Così era, così è.

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