venerdì 31 luglio 2020

Le motivazioni da sole non bastano più.



Lisa Morzenti, plurimedagliata ai mondiali e agli europei ha smesso di correre a soli 21 anni, la notizia è del 2019 certo, però è la cartina di tornasole di un movimento che anno dopo anno continua a perdere le sue atlete più promettenti. I media hanno parlato di mancanza motivazioni, le vere motivazioni alla base di una decisione sicuramente sofferta le ha spiegate lei con un post su Facebook: garanzie economiche pressochè nulle.
A fine anni '90 si discuteva di minimo salariale, contributi pensionistici, assicurazioni in caso di infortuni o incidenti, sicurezza in corsa, e fidejussioni bancarie, dopo 20 anni pare che l'UCI abbia deciso di mettere mano a questi problemi irrisolti, meglio tardi che  mai.
Finalmente si parla di minimo salariale che stando alle intenzioni degli organi competenti dovrebbe essere (per le squadre "World Tour") di 15 mila euro annui a salire fino a 20000 euro e poi nel 2022 fino a 27500 euro, per poi essere equiparato a quello delle squadre "Professional" maschili, ovverosia attorno ai 32000 euro.  Cifre comunque ridicole per le atlete di vertice e per le elitè con un palmares non da top riders ma già "importante", cifre ridicole perchè non viene premiato il talento, non viene premiato l'impegno, non vengono premiati i risultati (sempre che ai "professionisti" dell'ammiraglia importi qualcosa), non vengono premiati i sacrifici e viene sempre e comunque a mancare la sicurezza economica per il "dopo". Perchè un professionista per una vittoria in una classica monumento guadagna 20000 euro e una elitè solo 2000 ? Perchè questa disparità ? Perchè ci sono meno interessi ?
Perchè gli sponsors investono di meno ? Una elitè fa forse meno fatica di un uomo o forse viene vista solo come un ottimo "veicolo pubblicitario" a costo zero ? Non biasimo nella maniera più assoluta quelle ragazze in possesso di un palmares di tutto rispetto che preferiscono andare a lavorare, avere il week end libero, non dovere andare a dormire alle 9 la sera, non dover stare in giro per il mondo 9 mesi all'anno per portare a spasso il nome dello sponsor tal dei tali a gratis o quasi. Perchè dovrebbero farlo ? Per passione ? Quella inizia a scemare già a partire dalla categoria junior dove "incastrando" il tutto con gli impegni scolastici, si prende il ciclismo già come un lavoro, perchè in due anni massimo tre se ci mettiamo la categoria under 20, ti giochi tutto e se non fai i risultati smetti perchè nessuno ti aspetta. 
Come evitare che le ragazze smettano e come migliorare il trattamento economico ? La ricetta è sempre la stessa: promozione, promozione e ancora promozione, perchè per un'atleta correre la' dove di pubblico non ce n'è è demotivante. Bisogna far si che l'appassionato che magari si fa tre ore di macchina per vedersi passare il giro d'Italia sotto il naso 20 secondi "e poi ciao", vada a vedere le ragazze che magari corrono a pochi minuti da casa su un circuito da ripetere più volte, con la possibilità di avvicinarle (EDUCATAMENTE) per una foto, con la possibilità di vederle passare più volte e non ridurre il tutto a pochi secondi; le gare in circuito offrono questa possibilità, magari sono meno "tecniche" rispetto a quelle in linea (e poi anche li' dipende) ma sono spettacolari e spesso imprevedibili fino all'ultimo. 
 Stipendi da fame se rapportati ai sacrifici, ai mesi lontane da casa, alla fatica, ai rischi (perchè correre in bicicletta è pericoloso), al pubblico scarso o inesistente possono essere una motivazione valida per fare attività ? Assolutamente no , quindi, se vogliamo che il movimento cresca, oltre alla promozione dell'evento che è fondamentale, l'ambiente e i gruppi sportivi devono fare in modo di tenersi stretti le atlete migliori alle quali devono riconoscere il giusto trattamento economico, più promozione, un livello qualitativo più alto, meno squadre se necessario, un passaggio alla categoria superiore che sia finalmente e di nuovo regolamentato affinchè non tocchi vedere ragazze che si staccano dopo pochi km e che comunque percepiscono (o percepiranno) lo stipendio, soldi e risorse (spiace dirlo) sprecate che fanno comodo solo a quei DS senza scrupoli che preferiscono avere una ragazza in più che non sia all'altezza della situazione perchè "costa poco" piuttosto che una forte, o forte-forte, che non si accontenta delle briciole.
Come sempre, se si vogliono ottenere i grossi risultati non esistono scorciatoie, "no pain, no gain", scegliere se voler crescere finalmente o continuare a navigare nella mediocrità, siamo nel 2020 e non c'è più tempo per "traccheggiare a centrocampo" nella speranza che la FCI faccia qualcosa.


lunedì 27 luglio 2020

Cosa va e cosa continua a non andare nel ciclismo femminile e perchè.



Navigando sul web e cercando notizie riguardo al ciclismo femminile può capitare di imbattersi in articoli o podcasts dove (nel 2020) ci si domanda (ancora) cosa va e cosa non va, le tematiche sono più o meno sempre le stesse ovunque si clicchi: calendario, visibilità, professionismo e tocca rimarcare, purtroppo, che a fronte di un maggiore livello di professionalità raggiunto dalle squadre estere, vuoi per una questione di disponibilità finanziaria, di sponsors e quindi di strutture, vuoi per una maggiore serietà, in Italia non è cambiato molto, il che non significa che il ciclismo femminile sia fermo al 1999, sono cambiati molti DS/team managers, è già qualcosa. 
Perchè il movimento "corre" ancora col freno a mano tirato ? Le ragioni sono da ricercarsi, come spesso accade, nel passato: tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000 il ciclismo femminile aveva un enorme potenziale che per motivi di pura convenienza, di gelosie, di ripicche è andato disperso, in Italia avevamo le migliori squadre al mondo (GAS Sport Team e Accadueo-Lorena su tutte), le migliori atlete al mondo e l'elenco sarebbe lunghissimo, ogni gara era un piccolo campionato del mondo, eppure non s'è fatto niente per crescere, nessuna promozione (nemmeno a livello locale), il che ha portato le ragazze a correre in località amene e dimenticate dal Signore nell'indifferenza dei più, sopratutto degli sponsors che non avevano l'intenzione e l'interesse di investire in uno sport seguito da nessuno , pochi tentativi durati poco peraltro di coinvolgere le "ex" in progetti post agonismo, vedi la possibilità di dirigere i teams e di portare in dote (sopratutto alle più giovani) la propria esperienza, "garanzie" a livello economico nulle o quasi che portavano atlete anche di alto livello, anche medagliate ai mondiali o agli "europei" ad abbandonare in giovane età perchè i rimborsi spese erano ridicoli e dopo Marzo - Aprile non venivano più pagati, una "Commissione ciclismo femminile di alto livello" istituita dall'UCI nei primi anni 2000 che non si sa bene cosa abbia combinato e che è stata riportata alla luce poco tempo fa sotto un altro nome... Una sequenza interminabile di errori.
Le colpe ? Una grossa fetta è sicuramente ascrivibile ai ds/team managers che per anni hanno sempre pensato a curare i propri interessi e purtroppo non sono favole per anime belle: capitava spesso che andando alle corse ci fossero atlete ritirate o infortunate e quindi impossibilitate a correre che si venivano a lamentare senza che nulla gli venisse chiesto, capitava che ex dirigenti raccontassero retroscena sconosciuti ai più; un ambiente tutto lustrini, attempati ds con le meshes o i colpi di sole, bici all'ultimo grido e ammiraglie lucide... Specchietti per le allodole e terreno d'elezione preferito di coloro i quali in quel periodo curavano i blogs e i siti internet e che per non inimicarsi gli amici DS raccontavano solo quello che succedeva sul palcoscenico, evitando di raccontare il "backstage". "Per qualche pass in più". semicit.
Ora torniamo per un attimo al discorso relativo alle atlete che smettevano in giovane età, alla base c'erano motivazioni economiche certo, ma non solo, l'UCI ha le sue colpe; domanda: perchè a livello maschile esiste la categoria juniores e quella under 23 e nel ciclismo femminile il più delle volte le junior vengono catapultate tra le elite senza che abbiano ancora terminato lo sviluppo a livello fisico-atletico, senza che abbiano acquisito in toto quel bagaglio di esperienza, la forma mentis (leggi capacità di "conoscere" il loro corpo, di soffrire) che gli permetta di reggere l'impatto con un ciclismo dove le corse sono più lunghe e le medie più alte ? Mi si dirà che anche nel ciclismo maschile capita che ci siano junior che passano direttamente tra i professionisti: quanti sono ? Pochi, alcuni sfondano perchè sono dei fenomeni, altri si perdono. Mi si dirà che a livello femminile le junior corrono spesso con le under 20, vero ma... Domanda: sono corse "formative" ? Non sarebbe meglio istituire una categoria under 23 anche per le donne con chilometraggi leggermente inferiori a quelli delle elitè ma già di un livello tecnico "importante" ? A mio modo di vedere mancava e manca una categoria "cuscinetto" in grado di far crescere atlete alle quali il talento non manca ma che rischiano seriamente di "bruciarsi" al passaggio nella categoria superiore; basta poco alle volte per "perdersi" e chi ha corso lo sa: una caduta, un infortunio, un paio di ritiri, la fiducia e la convinzione vengono meno, finire una corsa ("FINIRE" una corsa, non ho scritto fare i piazzamenti o vincere)  viene visto come un ostacolo quasi insormontabile, si arriva a fine stagione, si smette e ai DS non importa granchè perchè per una giovane promessa che abbandona ci sono un sacco di atlete dall'Ucraina, dalla Russia, dalla Lituania, dall'est Europa in generale da ingaggiare con le solite false promesse che vengono disattese nel giro di pochi mesi: se vanno forte bene, altrimenti vengono rimandate a casa e la "giostra" riparte con altre malcapitate pronte a prendere il loro posto, il più delle volte destinate a fare la stessa fine di quelle  che le hanno precedute perchè troppo giovani, perchè inesperte, perchè il "salto" da junior a elitè è doppio se non triplo.
 Quindi, torno a ripetere, ok le junior a patto che corrano tra di loro, sarebbe meglio avere una categoria under 23 con un calendario "dedicato", percorsi più impegnativi di quelli riservati alle junior/under 20 che permettano alle atlete di maturare e di competere a un livello più alto e se vogliamo anche con maggiori soddisfazioni personali, perchè un conto è correre e vincere/piazzarsi/finire le gare contro delle ragazzine di 16-18 anni, un conto è lottare (ognuna per il proprio obbiettivo) con le proprie pari età, crescere a livello fisico - atletico e iniziare a capire se c'è la "stoffa" o meno. 
Un altro aspetto positivo di una categoria under 23 femminile con un proprio calendario di gare "dedicato" sarebbe che rappresenterebbe una soglia di sbarramento tra coloro le quali hanno i "numeri" e quelle che invece non li hanno, troppo spesso in passato (ora sinceramente non lo so), capitava di vedere ragazze (sempre le stesse) che si staccavano dopo pochissimi chilometri, elitè sulla carta ma non di fatto, ragazze che prendevano il via solo perchè fidanzate coi DS, perchè figlie dello sponsor tal dei tali, perchè portavano uno sponsor da una manciata di euro ecc; a livello elitè è assolutamente inconcepibile, può suonare "spietato" ma tant'è. Si chiama categoria elitè perchè raggruppa o dovrebbe raggruppare il meglio del ciclismo femminile, pertanto non sarebbe nemmeno così sbagliato reintrodurre un sistema di passaggio al "professionimo" (tra virgolette si) basato su un sistema a punteggio dove solo coloro le quali hanno il minimo federale possono "passare" alla categoria superiore, inutile averne 20-30 che passano ogni anno e di queste 20 o 30 solo 3 o 4 a star larghi hanno effettivamente i "numeri"; meno quantità, più qualità a tutto vantaggio del livello tecnico delle gare e della credibilità agli occhi degli sponsors.
Con poco, e concludo, si sarebbe potuto fare molto, purtroppo come ho già detto hanno prevalso gli interessi personali di DS che dopo un passato fallimentare tra i professionisti e gli under 23 hanno proseguito sulla stessa strada anche una volta ricliclatisi sotto l'accogliente ombrello del ciclismo femminile, quei pochi davvero "seri" e capaci hanno smesso, le ex campionesse che tanto avrebbero potuto dare hanno smesso e non le biasimo; con poco si sarebbe potuto fare tanto e invece si è perso del tempo, nel 2020 siamo ancora qui a parlare di "professionismo", di "minimo garantito" che a leggere le cifre pare una presa in giro, di assicurazioni contro incidenti e infortuni, di calendari ridotti all'osso per la miopia di coloro i quali pensano che promuovere l'evento non serva o che "non si può fare, costa troppo" cit. , tutte cose alle quali bisognava pensare almeno 20 anni fa . Così era, così è.

sabato 25 luglio 2020

Bicitv.it The future of cycling: la giusta direzione




Ci sentiamo di mettere in risalto questo spazio web che riesce a dare quello che servirebbe, in robuste dosi, al movimento ciclistico rosa di casa nostra dal punto di vista dell’informazione che indirettamente fa promozione. A disposizione del dell’utente web si possono trovare non soltanto le notizie del momento, ma degli incontri video di approfondimento e contatto con le atlete che sulla bici pedalano o hanno pedalato.
Nulla di eclatante in teoria, tenendo conto che oggi la parola web è sinonimo di comunicazione. Nulla di eclatante se non fosse che, nella pratica, questa cosa non viene portata avanti se non da pochi, mentre per il resto siamo ad un livello di promozione rimasto a qualche decennio addietro. Ne avevamo già scritto in un pezzo precedente citando l’inconsistenza di notizie ciclistiche che arrivavano nello spazio Facebook del GiroRosa, dove la corsa che pare sia la più importante del calendario internazionale, gode un livello d’informazione (leggi promozione) che potrebbe prender lezione da altri spazi web. E qui torniamo al sito sopracitato nel titolo.
È la giusta direzione che dovrebbe partire dalla base che tiene in mano tutto, dirigenti delle squadre e organizzatori degli eventi, lasciando perdere chi cerca di autocitarsi e auto-promozionarsi a ogni piè sospinto per, troppo spesso, cantarsela e suonarsela per proprio conto.


A cura di Manuel