venerdì 29 novembre 2024

Presidente Dagnoni e team managers italiani, permettono un paio di domande ?



Dopo mesi di esilio più o meno forzato il Predicatore torna a vergare queste gloriose colonne perchè sente che è necessario, che deve farlo.
''Digerite'' le vittorie al Fiandre, al Giro e al mondiale su pista nell'americana (basta chiamarla ''madison'', pietà per favore), arriva inevitabile quel periodo quando chi tira le fila dell'informazione ciclistica in rosa si ritrova nella sala del caminetto a ricordare ciò che è stato e a prepararsi per la stagione del ciclocross, e c'è chi ne ha le scatole piene di vedere il movimento andare avanti con un solo imperativo tassativo: ''galleggiare''.
Una stagione a due facce, da una parte le vittorie (finchè arrivano), dall'altra un settore, quello della ''base',' che se avesse lo stesso seguito della serie A di calcio vedrebbe proteste di piazza ogni 3x2 con cassonetti dell'immondizia rovesciati e bruciati per quanto sia abbandonato a se' stesso, d'altro canto com'era la filastrocca ? WT o classe turistica per citare Manuel del canale YT ''Giù di sella'' (qui il link https://www.youtube.com/@giudisella4944 ) , la base ''galleggia'' nella mediocrità più assoluta sperando che non arrivi un'onda un po' più alta e i cassonetti restano al loro posto, per fortuna trattasi di ciclismo femminile e non di football.
Terminato il solito pallosissimo cappello introduttivo, ci sono un paio di domande che il Predicatore vorrebbe fare al presidente se avesse la possibilità di intervistarlo:

1) Presidente, perchè le nostre atlete vanno all'estero non appena se ne presenta l'occasione ? Lei che è un imprenditore e un dirigente di successo sa che un dirigente non è pagato o non resta in carica a zero € per fare succedere l'ineluttabile. Com'è possibile che un bravo imprenditore non riesca a ''costruire'' un settore, quello femminile, dove il suo bene più prezioso (le atlete) non sia incoraggiato a restare nei patrii confini  ? 
Sono tutte delle vili mercenarie eteroguidate da ingordi procuratori o presunti tali o magari si potrebbero dare a queste ragazze delle motivazioni che non siano solo carriolate di euro o di dollari a seconda del team di appartenenza ? La teoria manageriale insegna che le atlete per lavorare bene devono essere pagate il giusto, ma poi gli incentivi sono (anche) altri: avere un impatto concreto sugli appassionati di ciclismo (non di ciclismo maschile o femminile no, di ciclismo), ricevere apprezzamenti per i risultati conseguiti che vadano oltre qualche ''like'' e qualche ''brave siete forti'' nei commenti ai posts su Facebook, essere responsabili per quello che fanno e per la parte di società che rappresentano, poter essere orgogliose del loro operato. Un'idea per ''agevolarla'' nella risposta: aiutare concretamente tramite gli sponsors quelle società che dimostrano fattivamente di avere un piano di sviluppo non solo legato alla banale performance ma alla promozione di ciò che fanno ? Mi dimostri che ti sbatti per ampliare il tuo pubblico con un piano marketing articolato, fattibile e fuffaguru free ? Ti aiuto ? Resti ancorato al 1998 ? All' ''arriviamo, gonfiamo le gomme, diamo due direttive alle ragazze, corriamo e sbaracchiamo'' ? Non becchi soldi dalla FCI. Easy.

Un'altra domanda che però rivolgo a coloro i quali sono al timone dei gruppi sportivi: ma vi piace proprio tanto questa mediocrità ? Anche il solo pensare di crescere pare brutto ? Con ''tradizione e cultura vincente'' cit. , mediocri direttorelli marketing costruirebbero griffe straordinarie e con posizionamenti impareggiabili, ci sono cinesi che mettono centinaia (CENTINAIA) di milioni di euro su settori con molto meno appeal. Perchè il ciclismo femminile deve essere peggio di tanti altri sports a prescindere dalle vittorie e dalle non vittorie ? Facciamo si che le bambine che danno i primi colpi di pedale possano sperare di correre un giorno , facciamo si che le bandiere delle icone del passato che hanno fatto la Storia del ciclismo femminile da metà anni '90 al 2008/2009 vengano issate di nuovo per non disperdere un capitale di ''esperienza'' inestimabile e che il movimenento ha messo in un angolo come un videogioco che il bimbo non vuole più perchè è uscita la nuova release. Facciamo che il ciclismo femminile (ri)acquisti quel forte collegamento territoriale, che le atlete vadano nelle scuole a spiegare l'etica dello sport e che i ds aprano le porte delle sedi dei loro teams, e che tenere aperte le porte delle sedi dei teams siano aperte e non blindate per paura che qualcuno possa venire a conoscenza delle mirabolanti tattiche della domenica. Facciamo che la carriera di una atleta non finisca col secondo anno da allieva, facciamo si che una capitana sia una capitana per sempre o per tanto tempo come una volta (e non è una boomerata ok ?). Facciamo questo benedetto ciclismo femminile, quello dove vincere non è l'unica cosa che conta, coloro i quali hanno tifato per alcune atlete che non nomino lo hanno già dimostrato negli anni addietro.
Per concludere, il ciclismo (anche quello femminile) non è il tamburello o il gioco delle bocce che su alcuni quotidiani sportivi ha la sua bella pagina ogni santo giorno o quasi, come detto poc'anzi abbiamo cultura vincente e tradizione ma per quanto riguarda la base non abbiamo un progetto tecnico e non abbiamo ambizioni, ''tanto i talenti vengon fuori comunque'' CIT. , non abbiamo più una Storia perchè quella del ciclismo femminile in Italia è finita nel dimenticatoio e ciò non è (più) tollerabile. A prescindere dai risultati a livello WT.
Il ciclismo femminile è diventato un sport votato al ''risultatismo'' duro e puro, o vai, o a 16 anni hai finito di correre, ''tanto i talenti vengon fuori comunque'' no ? Chissenefrega di aspettare che le atlete completino la maturazione a livello fisico-atletico... Avanti di questo passo e non resterà più niente, altro che WT... 

Ne riparliamo tra tre anni.

Il Predicatore